Usò entrambe le mani. Le fece correre su uno scaffale dopo l'altro. E scoppiò a ridere. [...] passò vari minuti ad andare con lo sguardo dagli scaffali alle proprie dita. Quanti libri aveva toccato? Quanti ne aveva sentiti? [...] Era come una magia, come la bellezza. {M.Z.}

venerdì 24 ottobre 2014

Tradurre il/al femminile: "Jane Eyre" e "Sense and Sensibility"

Casa delle Traduzioni (Roma)
23 ottobre 2014
Marianna D'Ezio
Tradurre il/al femminile


Giovedì sono stata alla Casa delle Traduzioni di Roma, per un laboratorio con la professoressa e traduttrice (per Giunti Editore) Marianna D'Ezio, che ci ha parlato dell'esperienza di tradurre i classici della letteratura, in particolare "Jane Eyre" e "Sense and Sensibility", due romanzi scritti da donne, con donne come protagoniste.


Le edizioni Giunti tradotte da M. D'Ezio

Per cominciare, vi lascio qui il link ad alcune righe sull'evento e sulla professoressa, fornite dall'associazione Biblioteche di Roma. Come potete leggere, la prof.ssa D'Ezio è dottoressa in Letteratura inglese, e i suoi studi hanno influenzato il suo lavoro.



Noi presenti all'incontro siamo stati fortunati, perchè c'è stato un fuori programma. Era di passaggio la scrittrice Lia Levi, che ha detto qualche parola di introduzione. 
Mi sono trovata d'accordo con ciò che ha detto, e cioè che così come lo scrittore è neutro, anche il traduttore lo è. Sia gli uomini che le donne possono scrivere di donne in maniera profonda e credibile (Lia Levi ha fatto l'esempio di "Madame Bovary"), però ha anche fatto un'osservazione che trovo molto giusta: "una donna è nutrita dall'essere donna". Ossia che quando si scrive, si è influenzati dalle proprie esperienze, dalla propria vita, dalle proprie conoscenze: tutto incide. E dunque anche l'essere donna incide in qualche modo sulla scrittura e dunque anche sulla traduzione. Il mio pensiero è infatti che un traduttore dev'essere anche un po' scrittore, perchè quando si traduce un romanzo, ovviamente non ci si limita al tradurre le singole parole. 

Dopo l'introduzione di Lia Levi, ha preso la parola la prof.ssa D'Ezio e ci ha parlato di alcune "difficoltà" incontrate durante la traduzione di "Jane Eyre" e di "Sense and Sensibility", che vi riporto qui di seguito come meglio posso. Ovviamente per me sarebbe impossibile riferirvi tutto quello che è stato detto durante il laboratorio, e vi dirò solo i punti principali, quelli che per me sono più degni di nota. 
Ricordo in particolare che la professoressa ha detto che una delle difficoltà che ha trovato per entrambi i romanzi è stata l'"ansia dell'influsso", ossia l'ansia che deriva dal dover tradurre romanzi di cui esistono molte traduzioni precedenti. 

"Jane Eyre" di Charlotte Brontë (1847)
- Le forme di cortesia. Il "tu" e il "voi" nelle conversazioni tra Jane e Mr. Rochester. In alcune traduzioni, Mr. Rochester dà del tu a Jane e Jane dà del voi a Mr. Rochester. In altre ancora si danno entrambi del tu. La prof.ssa D'Ezio ha invece preferito usare il voi per entrambi, credendo che si sposi meglio con il carattere dei personaggi.
- L'antipatia nei confronti di alcuni personaggi. Conoscendo già la storia per intero, il traduttore deve sempre fare attenzione nella scelta dei termini da utilizzare per non lasciar trapelare la propria opinione personali riguardo i personaggi e le situazioni.
- Lo sguardo contemporaneo. Naturalmente il punto di vista di chi legge oggi, rispetto a quello di chi scrive, è mutato con il mutare della società, e questo può influire sull'interpretazione e anche sulla traduzione del romanzo.




"Sense and Sensibility" di Jane Austen (1811)
- Ironia. Jane Austen in tutti i suoi romanzi usa un tipo di ironia sottile ma comunque pungente e riuscire a renderla perfettamente anche nella traduzione richiede impegno.
- Spessore psicologico dei personaggi femminili. Si può minimizzare dicendo che Elinor rappresenta la ragione, Marianne rappresenta il sentimento, e la signora Dashwood li rappresenta entrambi. Ma questi personaggi in realtà sono molto più complessi ed è necessario fare attenzione anche alle sfumature dei loro caratteri.
-Il linguaggio dell'amore. Jane Austen utilizza raramente la parola "love" per far comprendere i sentimenti, e la sostituisce con altri termini come "regard", "partiality", etc., e questa è sicuramente una cosa di cui bisogna tener conto quando si traduce.


Spero di avervi riferito cose interessanti :) io posso solo dire che è stato un laboratorio bellissimo. E' durato un'ora e mezza e sinceramente mi è parso sia letteralmente volata!


2 commenti:

  1. Sono sicura che è stato un laboratorio molto interessante, capisco quanto possa essere difficile tradurre un romanzo contemporaneo e le difficoltà aumentano quando il romanzo ha una certa "età". Essere traduttori è senza dubbio molto più complicato di quello che può sembrare!

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    1. Infatti ho imparato molte cose che non avrei mai neppure immaginato! Senza dubbio è una carriera complessa e affascinante! :)

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